Intervista a Stefano Della Valle - IEN.io



Oggi ho avuto il piacere di effettuare un'intervista a Stefano Della Valle - IEN.io figura di riferimento nell'ambiente IOTA Italia

Stefano, raccontaci un pò  di te, chi sei e di cosa ti occupi?

Ho una lunga esperienza di servisi IT/TLC. Ho lavorato in grandi aziende italiane (come ST Microelectronics e CEDBorsa, oggi SIA) e internazionali (DELL, BT e Vidyo). Oggi sono VP executive di una delle società del gruppo ITWAY, attiva nei servizi cluod innovativi per le medie e grandi aziende.
Qui ho approfondito le tecnologie e le opportunità di business nei settori IOT e AI.

Che cose IEN.io?

IEN è l’acronimo di IOTA Evangelist Network, ovvero una organizzazione di volontari che collaborano scambiandosi idee e opportunità di business su IOTA, e si adoperano per far conoscere questa tecnologia sul mercato dove normalmente operano.

Stai seguendo dei progetti specifici dove IOTA è il principale attore?

Le caratteristiche di IOTA sono ideali per i progetti industriali. La possibilità di “possedere” dei nodi IOTA senza che questo comporti dover diventare degli esperti di mining (come succedere le tutte le altre piattaforme) permette di controllare i propri livelli di prestazioni, affidabilità e costo.
Pertanto supporto alcuni progetti che hanno queste esigenze, focalizzati nella supply chain managemet e nel e-commerce innovativo.

Quali sono, secondo te, i punti di forza di IOTA e i punti deboli?

Il più importante punto di forza di IOTA è la scalabilità. Ogni progetto basato su blockchain è destinato a trovare un punto critico quando il numero di transazioni richieste sarà superiore a quelle inseribili in un blocco. Chi dice che è un problema molto lontano non ragiona in modo corretto. Un progetto industriale non può iniziare ignorando un così grave limite e soprattutto sperando che poi si troverà una soluzione semplice ed economica. Se si potrà trovare tra tre o cinque anni si deve aver già idea oggi quale sarà.


Il secondo punto di forza di IOTA è appunto la possibilità di controllare i propri nodi. Questo è un limite quasi invalicabile delle blockchain. Anche attivando un nodo di mining Bitcoin o Ethereum non ha alcuna garanzia sui tempi e costi di processo delle mie transazioni. 

Con IOTA invece si. 

Si ha quindi il perfetto compromesso tra un DLT privato, che non ha senso ma garantisce il controllo, e un DLT pubblico che garantisce la sicurezza e replica del registro delle transazioni su molti nodi.
IOTA ha due punti di debolezza: è un progetto complesso che richiede una notevole competenza (non solo informatica ma soprattutto in matematica e statistica) per poterlo valutare. Così è penalizzato da decine di detrattori che pur non avendo assolutamente idea delle basi scientifiche su cui IOTA si basa, hanno però un notevole credito e producono effetti di rallentamento dell’adizione.

Il secondo punto, in parte legato al primo, è la sicurezza. Intendiamoci, IOTA è sicuro, molto più sicuro di altri progetti, ma per essere sicuro ha oggi bisogno di un supporto centralizzato (il famoso coordinatore).
Questo difetto non è affatto un problema insuperabile, ma di certo è un limite architetturale che sarebbe bene risolvere il prima possibile.
Non è in realtà neppure un difetto, perché il coordinatore altro non fa che certificare una realtà che deve essere già validata dai nodi. Quindi si comporta esattamente come uno stack holder di un sistema POS. Il difetto in quanto tale consiste nel fatto che si può assimilare a un sistema POS con un unico stack holder.
Comunque, il motivo per cui esiste il Coordinatore è legato alla limitata potenza di calcolo necessaria in IOTA per portare un attacco: alcuni stimano il 10% dei nodi. Questo ovviamente è solo un problema temporaneo. Quando i nodi saranno decine di migliaia il 10% sarà comunque un enormità e il coordinatore sarà superfluo. 

Tuttavia indicazioni provenienti dai dev dicono che il coordinatore diverrà un componente distribuito molto presto (probabilmente sfruttando il progetto
Qubic). A quel punto i punti deboli di IOTA saranno molto pochi.

Gli IOTA scettici non credono in IOTA soprattutto perchè il numero di nodi non sara mai sufficiente per coprire il fabbisogno IOT. Qual'è il tuo pensiero a riguardo?

E’ un pensiero un po’ vago. Un device IOT può essere un termostato da 0,4 Euro oppure un frigorifero da 1.200 Euro. Due estremi che certamente permettono approcci diversi.

In realtà già oggi IOTA ha dimostrato con vari POC di poter essere utilizzabile con piccoli dispositivi da pochi euro (come il Ruvvi) e quindi questo preoccupazione è destituita di fondamento. Anche perché che esitano piccoli dispositivi che possono essere in difficoltà a generare una transazione è certamente vero, ma che questi debbano essere anche grado di generarla in pochi decimi di secondo è un po’ assurdo. O sono piccoli economici e lenti, oppure sono piccoli costosi e veloci. In entrambi i casi IOTA è perfettamente in grado di dare un grande vantaggio al progetto.

Negli ultimi giorni c'è stato un avvicinamento "ufficiale" a IOTA da parte delle case automobilistiche. Come mai questo interesse in un settore come questo? 

Intanto, anche se molti non lo sanno, le auto sono l’oggetto IOT più diffuso. La maggior parte delle auto da un certo livello in su ha a bordo un modem e genera dati che la casa produttrice usa per moltissime funzionalità, prima tra tutte la modellizzazione del comportamento di guida, al fine di creare poi mappature del motore che diano soddisfazione di guida ma anche consumi ed emissioni limitate.
Tuttavia questa è solo la punta dell’iceberg. 

Le nuove auto saranno ancora più legate alla casa madre e riceveranno dati e servizi utili all’esperienza di guida e della sicurezza.
Bosh ad esempio ha presentato un progetto che prevede l’invio di un messaggio di allarme alle altre auto quando si incontra ghiaccio sul percorso. Altri progetti prevedono lo scambio di informazioni per ridurre consumi e tempi di percorrenza.

Tutte queste informazioni verranno comprate e vendute.

Serve pertanto un sistema che permetta di condividerle in modo sicuro e che permetta di pagare anche pochi centesimi di euro (quindi non è compatibile con un sistema con fees).
Infine un settore molto importante è quello delle ricariche delle auto elettriche.
Ad oggi una ricarica di una utilitaria elettrica potrebbe costare poche decine di euro. Se il sistema di pagamento richiedesse 3 o più euro di fee, sarebbe inaccettabile.
Inoltre i sistemi tradizionali effettuano una pre-transazione che poi viene annullata e sostituita con quella effettiva del costo del rifornimento. Questa doppia operazione implica addirittura doppi costi.
L’assenza di fee di IOTA permette di effettuare pagamenti progressivi man mano che il rifornimento viene erogato senza alcun aggravio di costo.

Hai qualche anticipazione sugli sviluppi di IOTA?

Non più di chiunque altro. Comunque penso che il progetto Qubic sarà veramente dirompente.

A differenza degli smart contract di Ethereum, Qubic permette ai nodi di interagire con il mondo esterno. Questo implica che il risultato dell’esecuzione, se validato dal consenso ottenuto da diversi nodi, valida anche i dati di ingresso.
Sembra un dettaglio ma implica la possibilità di passare dal cloud computing al ditributed computing dove dati e sistemi di elaborazioni non sono più ne controllati da un solo soggetto (Amazon, Google, ecc) ne allocati in modo predefinito.
Una rivoluzione che permetterà di utilizzare una enorme quantità di risorse che oggi sono semplicemente sprecate.

Ringrazio Stefano per la piacevole intervista e consiglio tutti di dare un occhio al sito IOTA Evangelist Network 

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